Vivere con l’azzardo: storia di una famiglia
A cura di Movimento NoSlot | Del 26 Marzo 2021
TAG: Azzardo Famiglia
Vivere con l’azzardo in casa è una bruttissima esperienza. Ne sanno qualcosa Paola, Gianluca e Matteo, rispettivamente moglie e figli di Dario. I nomi sono tutti di fantasia, ma la storia è reale.
Come sapete, condividiamo spesso i racconti di chi incontriamo lungo il cammino, all’interno ma anche all’esterno della nostra comunità CdG.
Quando il GAP (Gioco d’Azzardo Patologico) riguarda altre famiglie, non ci preoccupiamo. Tendiamo a spostare lo sguardo, pensando che un problema di questo tipo non ci toccherà mai. Poi, invece, ci ritroviamo immersi in un mondo sconosciuto che ci spaventa, chiedendoci come sia stato possibile cadere in un simile pozzo.
Ebbene, questa è proprio la considerazione espressa da Paola, in riferimento al dramma vissuto dal marito, giocatore compulsivo, trasmesso indirettamente a tutto il nucleo familiare.
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Vivere con l’azzardo modifica le priorità
Dario ha iniziato a giocare d’azzardo durante la pandemia, pieno di paura per il suo futuro e per quello dei suoi figli. Lavorava in un piccolo negozio che ha interrotto l’attività. Le restrizioni hanno costretto molte persone a ridisegnare completamente la propria esistenza, d’altronde. Dario aveva orari giornalieri ben scanditi, abitudini consolidate. Improvvisamente è cambiato tutto.
Proprio lui, che criticava gli scommettitori, tutte le persone che perdevano soldi con i Gratta e Vinci, è diventato uno di loro. Io e i miei figli ci siamo ritrovati con il conto quasi in rosso. Non so come funzioni esattamente questa cosa, ma ha perso tutto online.
La moglie di Dario ha raccontato la sua storia piangendo. Ha affermato di provare molta vergogna. Un sentimento comprensibile, ma inadatto. I familiari di un giocatore compulsivo non possono annullare se stessi pensando al giudizio altrui. Nessuno può permettersi di giudicarvi o svalutarvi!
Abbiamo ristabilito le priorità. Se prima avevamo l’abitudine di programmare dei viaggi, o delle gite fuori porta per visitare un museo, per esempio, adesso per noi è molto più importante acquistare il necessario per sopravvivere. Tutto il resto ci sembra superfluo. Anzi, lo è. Tra l’altro, la combinazione gioco d’azzardo-pandemia ha reso impossibile fare tante cose… i primi a soffrirne sono stati i miei figli.
Sentimenti di un figlio
Gianluca ha 18 anni, suo fratello 13. È molto sensibile, affezionatissimo al papà.
Mio padre è sempre stato una persona allegra. Da piccolo amava portarmi sull’altalena e raccontarmi un sacco di storie. Oggi è un uomo nervoso, ha lo smartphone in mano tutto il giorno. Di notte resta ore davanti al computer. Mi hanno detto che guarirà e io lo spero, perché l’azzardo ha tolto mio padre da casa e ha portato qualcuno che non conosco. Anche Matteo ha perso il suo principale punto di riferimento.
Siamo vicini a Gianluca e Matteo, a cui abbiamo consigliato di leggere il libro “No Slot – L’azzardo non è un gioco”. Se anche tu hai bisogno di aiuto, scrivici.