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1. Gioco d’azzardo patologico: di cosa si tratta?

Il Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) è riconosciuto come malattia all’interno del DSM V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione; American Psychiatric Association, 2013) nel quale è inserito tra i disturbi correlati all’uso di sostanze (substance related and addictive discorders), al pari, quindi, delle altre dipendenze. Il gioco d’azzardo può essere definito come una forma di comportamento che implica il rischio di perdere denaro oppure oggetti di valore sulla base dei risultati di un gioco, di una gara o di un qualsiasi evento il cui risultato è, almeno in parte, determinato dalla sorte.

2. Quali sono le cause?

Il gioco d’azzardo appare come un problema estremamente complesso, che tocca varie aree della vita del soggetto, da quella individuale a quella famigliare, dalla sfera lavorativa ed economica allo stile di vita in generale. I giocatori d’azzardo patologico sono un gruppo molto eterogeneo di soggetti; definire l’origine del problema solo attraverso un singolo modello sarebbe quindi riduttivo. Fattori o eventi diversi possono portare a sviluppare pattern di comportamenti disadattivi. Senza dubbio, un elemento chiave è determinato dall’assunzione da parte del gioco d’azzardo di un ruolo funzionale nella vita del soggetto. All’aumentare dei problemi che il soggetto sente di avere, diminuisce l’autoefficacia relativa al controllo del proprio comportamento di gioco. Il modello bio-psico-sociale rappresenta un valido modello di spiegazione dell’origine del problema. Esso prende in considerazione un’interazione tra diversi fattori: aspetti biologici (avere familiari di primo grado che hanno sofferto di una qualche dipendenza è un fattore di rischio), psicologici (la personalità del soggetto e le vulnerabilità individuali) e sociali (l’ambiente in cui cresce).

3. Quali sono le conseguenze?

Le conseguenze di questa dipendenza sono devastanti e non toccano solo la sfera economica del soggetto. Le persone che soddisfano i criteri per una diagnosi da gioco d’azzardo patologico presentano problemi cronici, disabilitanti e un significativo danneggiamento del funzionamento quotidiano. Si crea una “dipendenza senza sostanza” che porta ad una grande emergenza sociale, con pesante ricaduta economica (debiti, prestiti, usura), devastanti effetti nelle relazioni personali e famigliari (assenze dal lavoro, licenziamento, separazione, divorzio etc.), attività illegali (furto, frode, frode fiscale).

Il giocatore diventa sempre più compulsivo, non controlla più il desiderio di giocare (craving), investe sempre più tempo nel gioco ed ha bisogno di investire somme sempre più crescenti di denaro.

4. Come riconoscere i campanelli di allarme?

Il giocatore d’azzardo patologico presenta, in particolare, le seguenti caratteristiche:

  • Ha bisogno di giocare d’azzardo con quantità crescenti di denaro per raggiungere l’eccitazione desiderata (tolleranza)
  • È irrequieto o irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo (sindrome di astinenza e carving)
  • Ha ripetutamente tentato senza successo di ridurre, controllare o interrompere il gioco d’azzardo
  • È eccessivamente assorbito dal gioco d’azzardo
  • Spesso gioca d’azzardo quando si sente a disagio
  • Dopo aver perso al gioco, spesso torna un altro giorno per rifarsi, ossia per rincorrere le perdite (chasing). Il chasing (cioè l’inseguimento delle perdite), sintomo esclusivo del gioco d’azzardo patologico, consiste nel proseguimento, o nell’inizio, di una sessione di gioco d’azzardo con l’obiettivo di recuperare il denaro che si è perso recentemente. I ricercatori sostengono che sia l’impulsività a differenziare i giocatori patologici da chi gioca solo per divertimento.
  • Mente per occultare l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco d’azzardo.

5. Quali giochi possono causare dipendenza?

Sono d’azzardo tutti quei giochi in cui il giocatore sente il piacere del rischio, quel brivido sottile che trascina l’individuo in un tunnel a spirale, che provoca l’illusione a realizzare sogni con una vincita che possa compensare le perdite ma, soprattutto, possa portare a vincere e ancora vincere. L’adrenalina e la scarica di dopamina che il cervello produce creano un livello di dipendenza che porta la persona a desiderare di rivivere l’esperienza di gioco al pari di qualsiasi altra droga.

6. “Azzardo e “gioco”: quali sono le differenze?

L’azzardo sta entrando sempre più nella vita quotidiana: se in passato il gioco d’azzardo poteva essere considerato in un certo senso una forma di socializzazione ed era inserito in contesti di aggregazione, oggi non è più così. La sensazione che avvolge il giocatore oggi è quella della solitudine, dell’isolamento, dove l’avversario non è più una persona, ma una macchina, lo schermo di un pc. In passato vi era un’alta soglia di accesso al gioco: per giocare bisognava spostarsi fisicamente, recarsi al casinò o ai luoghi imputati al gioco d’azzardo; ora chiunque in qualsiasi momento può avere accesso al gioco.


Dai bar, ai supermercati, alla metropolitana, fino alla posta, siamo circondati da possibilità di gioco. Senza dimenticare poi l’accesso facilitato ai giochi on line attraverso il cellulare che ormai non è più un telefono, ma un computer alla portata di tutti, a cui può accedere chiunque, maggiorenni e non, con il consenso dei genitori o senza. Se quindi in passato il gioco era caratterizzato da lentezza, dal piacere anche che si poteva provare, ora questo ha ceduto il passo alla velocità, alla compulsività del ritmo del gioco.


Natasha Shull nel suo libro “Addiction by design” parla di sessioni di gioco di tre secondi l’una. Tanto più il gioco è rapido, frenetico, tanto più a livello cerebrale si insinua il meccanismo dell’addiction e tanto più difficile sarà scardinare questo meccanismo. L’esperienza di gioco, vissuta in passato in un dato momento e luogo, con un inizio e una fine ben precise, lascia ora il posto ad una continuità tra gioco e vita reale, dove l’esperienza con l’azzardo diventa parte e si fonde con la quotidianità, dove non vi è più un inizio e una fine, ma si perde la sensazione del tempo e dello spazio.

7. Cosa fare se un familiare, un amico o un conoscente ha bisogno d’aiuto?

Se ci si accorge che un familiare o un amico si sta buttando nel mondo del gioco d’azzardo è fondamentale non colludere con lui, assecondandolo o fornendogli soldi per continuare a giocare. Spesso, infatti, i malati d’azzardo sono molto manipolatori e richiestivi; chiedono soldi giurando che è l’ultima volta e che poi smetteranno. In realtà, assecondandoli, non si fa altro che aumentare il problema creando un circolo vizioso da cui è difficile uscire. Occorre spesso scontrarsi con chi gioca, evitare di fornirgli soldi e rivolgersi ad un centro specializzato per la cura di questa dipendenza.

8. La dipendenza da gioco d’azzardo si può curare? Se sì, in che modo?

Il gioco d’azzardo è una dipendenza molto complessa, che tocca varie aree di vita del soggetto; nonostante ciò, se ne può uscire. L’equipe che si occupa dello sportello di ascolto è un’equipe multidisciplinare composta da psicologi/psicoterapeuti, educatori, psichiatra, infermiere e avvocato in modo tale da accogliere il bisogno dell’utenza in maniera più sfaccettata e individualizzata possibile.

La presa in carico di un soggetto che presenta il problema del gioco d’azzardo patologico prevede varie fasi e può includere varie forme di interventi. Dopo la fase di valutazione, si costruisce insieme all’utente un progetto individualizzato, con obiettivi individuati sul singolo caso. Generalmente l’obiettivo primario riguarda l’astinenza dal gioco d’azzardo, accompagnato dal recupero dell’autonomia nella gestione delle proprie finanze, dalla ricostruzione dei legami familiari che sono andati perduti.

Il raggiungimento degli obiettivi riguarda, di conseguenza, il raggiungimento di un maggiore benessere nelle varie aree di vita del soggetto (individuale, familiare, lavorativa ed economica). In base alle esigenze del giocatore e del suo familiare si concorda, quindi, il tipo di intervento più indicato:

I gruppi terapeutici

I gruppi terapeutici sono un momento di confronto tra persone che condividono il medesimo problema moderato da un conduttore del gruppo (psicologo/educatore) in cui la forza del gruppo è la condivisione, il motore verso il cambiamento dello stile di vita.

Supporto individuale e/o di coppia

Il gruppo potrebbe non essere sufficiente ad affrontare le problematiche del giocatore e del suo familiare. In questi casi, insieme con il paziente si valutano le problematicità e le criticità a livello individuale e/o di coppia, si individuano gli obiettivi di lavoro e si progetta un piano di lavoro condiviso. L’obiettivo primario è sempre l’astinenza da gioco, ma parallelamente si lavora sulla ristrutturazione del proprio stile di vita, sull’elaborazione dei propri vissuti, sulla ricostruzione dei legami rotti e sul recupero della propria autonomia. Accanto ai colloqui, si monitora il paziente mediante counseling telefonico, al fine di farlo sentire accolto e supportato in tutta la sua quotidianità.

Supporto ai familiari

In seguito alla valutazione, può emergere la necessità di seguire individualmente il familiare del giocatore. Spesso, infatti, le persone che accompagnano chi gioca sono le prime a soffrire di ansia e depressione. Di frequente, inoltre, riportano di aver subito dei veri e propri “traumi”. L’intervento in questo caso non coinvolge direttamente il giocatore, ma prende in considerazione le altre persone coinvolte all’interno di questa dipendenza.

Consulenza legale

È necessario tracciare la situazione finanziaria del giocatore e prevedere un risanamento in base alla gravità del debito. È fondamentale, inoltre, sospendere l’uso da parte del giocatore di carte di credito, bancomat, libretto di assegni, facendo in modo che possa maneggiare poco denaro al giorno.

9. Come comportarsi se la persona interessata rifiuta il supporto di un esperto?

Capita sovente che la persona con il problema del gioco d’azzardo non sia consapevole e di conseguenza rifiuti ogni forma di aiuto negando di avere un problema. Quello che possono fare le persone che gli sono accanto è insistere nel voler affrontare il problema cercando di creare una rete di supporto e consultando uno specialista.

10. L’azzardo è un problema che interessa anche bambini e ragazzi?

L’azzardo è un problema che non ha età e non ha differenze socio-culturali. Durante l’adolescenza i comportamenti a rischio che possono essere assunti dai giovani (dal fumo delle sigarette all’assunzione di droghe, dal vandalismo alla guida pericolosa, dall’uso spregiudicato dei Social Network al gioco on line) sono molteplici e possono influenzare la costruzione dell’identità che si declina da un lato nella ricerca di una più ampia autonomia, dall’altro nella volontà di partecipazione sociale. Individuare la funzione dei fattori di rischio e, parallelamente, valorizzare i fattori di protezione che possono prevenire i rischi è fondamentale per offrire agli adolescenti la possibilità di raggiungere i medesimi traguardi di sviluppo senza mettere in pericolo il proprio benessere psico-fisico.

11. Esistono numerose realtà
che affermano di voler aiutare i giocatori compulsivi e le loro famiglie: come riconoscere strutture serie e professionisti affidabili?

Di fronte ad un problema così complesso è importante fare affidamento a strutture pubbliche preposte al trattamento delle dipendenze, in particolar modo del gioco d’azzardo.

12. I problemi legati al gioco d’azzardo sono legati solo alla sfera economica?

Il lato economico è solo un aspetto, forse il più superficiale e il meno grave, del gioco d’azzardo patologico. In realtà viene investita tutta la sfera del soggetto, da quella lavorativa, a quella socio-relazionale ed affettiva. Una volta risolti i problemi economici, la punta dell’iceberg, rimane ancora tanto su cui lavorare: legami distrutti da ricostruire e fiducia persa.

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