Storia di un giocatore giovanissimo

Movimento NoSlotA cura di Movimento NoSlot | Del 29 Settembre 2017

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Sfogliando il libro “No Slot – L’azzardo non è un gioco” troverete diverse testimonianze.
Un giocatore giovanissimo, in particolare, a pagina 93, ci racconta:

Non te ne accorgi subito, succede tutto piano piano. Inizia come un gioco e poi ti trovi a cercare di recuperare i soldi che hai perso. E rincorrendo questi ne perdi sempre di più. Ecco come inizia la dipendenza.

Sono parole lucide, forti, che ci arrivano quasi come una freccia che mira al bersaglio.
Questo è, in effetti, l’obiettivo del volume scritto da Simone Feder e Anna Polgatti per Giunti Editore: colpire le nostre coscienze, lanciare degli interrogativi e fornire, al tempo stesso, delle risposte.

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Photo by Andy Hu on Unsplash


Cosa cerca il giocatore d’azzardo?

Un giocatore d’azzardo diventa tale non tanto per la “vincita” in sé, ma perché cerca costantemente il rischio, quella particolare sensazione di euforia che ti dà l’attesa del risultato. Un meccanismo che ti cattura: ecco perché chi gioca non riesce a smettere. La voglia di tentare la fortuna è continua.

Tempo fa ci ha scritto un ragazzo, che chiameremo Corrado (nome di fantasia). Uno studente di 17 anni, giocatore giovanissimo (tanti ne abbiamo conosciuti, purtroppo, in questi anni). Frequenta un istituto tecnico, ma la sua più grande passione è giocare ai videogames.
I giochi elettronici occupano buona parte della sua giornata.

I genitori sono sempre fuori casa per lavoro, il fratello maggiore frequenta l’università e vive in un’altra città. Di conseguenza, Corrado trascorre molto tempo da solo. Ogni tanto pranza insieme ai nonni, ma è un tipo solitario, parla poco… sapere cosa pensa è davvero difficile.

La sua mail, molto breve, è una richiesta d’aiuto in punta di piedi: ha capito di essere diventato un giocatore d’azzardo, ha paura e non sa come dirlo alla sua famiglia.

Cercavo soltanto di diventare il più bravo. Il più bravo giocatore di videogames.
Un giorno un amico mi ha proposto di provare le slot machine, perché con le mie capacità avrei vinto di certo un sacco di soldi. Non so perché ho accettato di seguirlo in quella sala… forse perché mi ha sfidato… forse perché volevo dimostrare che sì, sono davvero bravo. Avevo dei soldi da parte, li ho spesi tutti. Ormai gioco sempre, online e offline, la mia paghetta finisce dopo pochi giorni. I miei iniziano a sospettare qualcosa perché chiedo sempre soldi per ricaricare il cellulare (ovviamente è una scusa). Non so cosa fare.

Il gusto della sfida

La competizione tra ragazzi è sempre esistita, ma oggi ha raggiunto livelli preoccupanti. Tanti giovani vivono la loro quotidianità con un unico obiettivo: essere migliori degli altri.

Esiste solo la sfida, la gara, la vittoria. All’interno del libro No Slot ci sono anche dei simpatici test e uno di essi riguarda proprio questo argomento. S’intitola “Quanto sei competitivo?” (pag. 40) e aiuta a riflettere sul proprio comportamento, su quanto sia davvero importante vincere o, semplicemente, fare del proprio meglio per raggiungere un buon risultato. Senza sgomitare.

Sarebbe utile che a scuola si affrontassero di più questi temi e si spiegasse ai ragazzi che non si vive per dimostrare qualcosa a qualcuno. Si studia per imparare ed essere pronti ad affrontare la vita, non per prendere 8 e 9 o fare bella figura con i professori. Si pratica sport per prendersi cura della propria salute, per svolgere un’attività formativa e per socializzare con gli altri, non per vincere tutte le gare e sentirsi superiori ai compagni. Partecipare è importante, vincere molto meno.

Sembrerà una frase banale, ma… è ricca di significati.

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