Lavorare in CdG – 5 domande ad Anna Polgatti

Movimento NoSlotA cura di Movimento NoSlot | Del 12 Dicembre 2016

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Questa settimana parte una nuova iniziativa, strettamente legata al nostro blog Prevenzione NoSlot: intervisteremo alcuni componenti della grande famiglia CdG – Casa del Giovane di Pavia, per scoprire un po’ cosa accade “dietro le quinte” e conoscere meglio chi, a vario titolo, lavora quotidianamente nelle numerose strutture della comunità. Quali sono i progetti in corso? Qual è la filosofia operativa?

Inauguriamo la rubrica “Lavorare in CdG” con un’intervista alla dott.ssa Anna Polgatti, educatrice.
L’immagine in allegato (gentilmente fornita da Anna) mostra un lavoro realizzato in falegnameria, proprio da alcuni ragazzi che frequentano la cooperativa. Tante parole chiave, cuore del percorso comunitario.

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Lavoro realizzato da alcuni ragazzi della Casa del Giovane – Pavia

 

1. Ciao Anna, grazie per la collaborazione! Parlaci un po’ di te: qual è il tuo ruolo all’interno della Casa del Giovane e da quanto tempo lavori qui?

Ciao a tutti, non capita spesso la possibilità di raccontare un po’ della Comunità e mi fa piacere.
È una realtà che mi ha accompagnata più o meno da quando avevo 15 anni.

Ho iniziato con il volontariato, il servizio civile e ora, da diversi anni, coordino la Comunità Casa Accoglienza, una struttura che accoglie ragazzi tra i 14 e i 20 anni. Sono giovani che hanno storie faticose alle spalle, di grandi fragilità personali e familiari, che cercano un passo per volta di trovare una strada alternativa per una vita diversa, lontana dalle situazioni difficili che li hanno portati da noi.

2. Tra le attività che hai seguito fino a questo momento, anche in collaborazione con altri colleghi, quale ricordi con maggior soddisfazione?

È difficile indicarne una. La vita di comunità è fatta di una condivisione quotidiana di piccoli e grandi momenti, alcuni molto dolorosi e altri davvero felici. Sicuramente un momento importante è quando un ragazzo, al termine del suo cammino, saluta compagni e comunità pronto per percorrere un altro pezzetto di strada. Se dovessi scegliere un’attività ti direi quella della scuola interna, progetto a cui io tengo particolarmente. Nata ormai più di dieci anni fa, si propone di portare i giovani accolti al conseguimento di un titolo di studio che possa, fuori dalla comunità, aiutarli a trovare il proprio posto nel mondo, partendo da una condizione meno svantaggiata.

Don Milani diceva che ‘una parola non capita oggi è una pedata nel sedere domani‘. Ecco, è un po’ sull’esempio della sua scuola di Barbiana che abbiamo iniziato la nostra avventura. Nulla sarebbe stato possibile senza il preziosissimo aiuto di professori che a titolo totalmente gratuito ci regalano il loro tempo, loro sono decisamente la nostra forza!

3. “Prevenzione NoSlot” ha l’obiettivo di contrastare il gioco d’azzardo e, soprattutto, impedirne la diffusione tra i più giovani: è vero che tante richieste d’aiuto arrivano proprio dai bambini?

I bambini sono le nostre sentinelle e i nostri ambasciatori. Nessuno meglio di loro riesce a rendersi conto di ciò che succede e, con la loro semplicità, denunciarlo. Loro sono i veri custodi della parola GIOCO, del suo vero significato e di tutto ciò che vuol dire in termini di emozioni e coinvolgimento personale. L’anno scorso ho avuto la possibilità di lavorare con alcune classi della scuola primaria proprio sul tema dell’azzardo. Quante cose avevano da dire!

Insieme abbiamo realizzato uno spettacolo teatrale che ha insegnato a genitori, professori e autorità cittadine molto più di quanto ognuno di noi avrebbe potuto fare.

4. Gli educatori oggi hanno un ruolo fondamentale: quali sono le caratteristiche che non dovrebbero mai mancare a chi lavora a contatto con i ragazzi?

Specialmente con i più giovani credo sia fondamentale essere testimoni veri di ciò che si vuole trasmettere. Loro ti beccano subito se fingi o se non credi fino in fondo in quello che fai. In questo gli adolescenti sono dei maestri, credo che la verità e la coerenza siano le uniche chiavi per entrare realmente dentro di loro.

L’educatore può solo SCEGLIERE di esserlo, è una professione in cui non puoi ‘capitare’, non ti puoi improvvisare. Devi essere costantemente in ascolto, dell’altro e di te, cercando di cogliere le piccole sfumature che fanno grandi differenze. Credo che l’immagine del PORTO SICURO sia quella che più rappresenta questa professione, qualcosa che accoglie e protegge e contemporaneamente prepara a prendere il largo, qualcosa che lascia andare e sa riaccogliere.

5. È in corso la campagna di raccolta fondi #NataleinCdG – Il calore di una casa, l’accoglienza di una famiglia: secondo te, perché chi ci segue dovrebbe sostenere la Casa del Giovane?

Mi piace la parola ‘casa’ associata alla comunità CdG. Un luogo che tutti sentiamo un po’ tale, ma che, per diventarlo sempre di più e per poter rispondere sempre di più alle vere esigenze, ha la necessità di un aiuto. Ognuno per le proprie capacità e potenzialità. In CdG spingiamo sempre perché ciascuno, dal più piccolo al più anziano, possa dare il proprio contributo.

Il nostro non vuole essere un progetto meramente assistenziale, ma mirare alla promozione della persona verso una vita equilibrata e dignitosa.

Il nostro fondatore, don Enzo Boschetti, ci ha sempre spinto a puntare ‘in alto, verso il Tutto‘.
Ecco credo che il Tutto richieda un poco di spinta da parte di TUTTI.


>>> Se vuoi sostenere il lavoro di Anna, e di tutti gli altri operatori della Comunità Casa del Giovane, visita la pagina “Come donare”. Grazie!

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