“Giocavo per non pensare”: una testimonianza
A cura di Movimento NoSlot | Del 11 Maggio 2020
TAG: Azzardo
“Giocavo per non pensare”: inizia così una mail che abbiamo ricevuto tramite il nostro sito #PrevenzioneNoSlot. Una storia come tante, ma al tempo stesso unica. Perché tutti noi siamo unici e speciali, pur con le nostre paure, fragilità, nonostante la nostra vita sia piena di problemi da risolvere.
Ci ha scritto un ex giocatore d’azzardo, che chiameremo Pietro. Ha voluto raccontarci brevemente la sua storia, pensando che avrebbe potuto essere d’aiuto per altri. Sicuramente lo sarà. Buona lettura.
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“Giocavo per non pensare, ma ho sbagliato.”
Pietro lavorava in un’azienda tessile, che ha dovuto chiudere un paio di anni fa.
Per me quel lavoro era tutto, era la mia vita. Avevo un bel rapporto con tutti i colleghi, poi io sono un tipo allegro, sorrido sempre. Mi faccio voler bene, insomma. Mai una lite, mai una difficoltà. Purtroppo le cose non andavano da un po’ per la ditta, così è arrivato il giorno in cui ogni cosa si è fermata. Alcuni del mio reparto avevano un’attività familiare, gestita da mogli o fratelli, e sono riusciti a ricominciare.
Io vivo da solo. Ho superato la quarantina da un pezzo, mi sono presentato in altri posti, come operaio e anche come fattorino, ma non c’era richiesta. Così ho iniziato a deprimermi. Pensare al futuro è diventato un chiodo fisso, non sapevo cosa fare, come occupare la giornata. Ero preoccupato. Ho iniziato a giocare alle slot machine per caso, entrando in un bar. Prima così, per provare. Senza rendermene conto, ho iniziato a trascorrere lì intere mattinate, che poi sono diventati pomeriggi. Intere giornate.
Un giorno ho incontrato un collega che mi ha chiesto cosa ci facessi lì. Non ho saputo rispondere. Anzi, ho detto: “Gioco per non pensare”. Quelle macchinette, quelle luci, quei suoni, ti catturano. Ti ipnotizzano. Non è solo una questione di denaro. Perché butti via soldi, certo. Ma il problema è che perdi pezzi di vita. Non guardavo più nulla. Uscivo da casa e andavo dritto al bar per giocare. Ero diventato apatico.
È stato il mio collega a salvarmi. Senza dirmelo ha iniziato a tenermi d’occhio per un po’. Ha capito che non ero più io. Un giorno l’ho trovato fuori ad aspettarmi. “Pietro, non sorridi più con queste macchinette!”. Abbiamo parlato a lungo. Ha promesso che mi avrebbe aiutato a trovare un’altra occupazione, ma dovevo allontanarmi dalle slot.
Non è stato semplice, ma alla fine ce l’ho fatta. Ho trovato un impiego in un negozio di ferramenta. Ho un nuovo motivo per guardami intorno, per sorridere.Se c’è qualcosa che vi tormenta, non cercate sollievo nell’azzardo. Chiedete aiuto. Non sempre si hanno affetti pronti ad aprirti gli occhi e il rischio è quello di rimanere prigionieri del gioco. Ci sono strutture specializzate che offrono sostegno. Progetti come #PrevenzioneNoSlot. Spero che la mia testimonianza possa servire.
Grazie Pietro.
Ti auguriamo il meglio. Le tue parole saranno d’ispirazione per chi leggerà il blog, ne siamo certi.