Giocare, scommettere, azzardare: valore delle parole

Movimento NoSlotA cura di Movimento NoSlot | Del 25 Febbraio 2020

TAG:

Giocare, scommettere, azzardare: è sbagliato considerare questi termini come sinonimi. Non lo sono. Anzi, dobbiamo fare molta attenzione al valore delle parole. Come già scritto più volte, per esempio in questo articolo, il gioco è un’attività libera, che decidiamo di svolgere senza costrizione o senza altri fini se non la ricreazione, il puro svago. Quando il gioco acquista una valenza educativa, al divertimento uniamo l’apprendimento e, quindi, lo sviluppo di capacità fisiche, manuali o intellettive.

Giocare stimola la creatività, favorisce la socializzazione. I nostri ragazzi giocano a calcio, a nascondino, a basket. Organizzano giochi a quiz, gare di tiro alla fune, oppure sfide con i loro videogame preferiti.

Ecco, finché una sfida è solo un modo per competere in modo sano, quando “scommettere” significa solo decidere se vincerà la partita la squadra rossa o la squadra blu (e il premio consiste nel mangiare una pizza tutti insieme), le parole utilizzate hanno un valore positivo.

Se, al contrario, “scommessa” diventa sinonimo di “puntare denaro”, “vincere o perdere soldi”, ecco che scompare la parola “gioco” e arriva il termine “azzardo”.



Il valore delle parole ci aiuta a migliorare

Capire bene la differenza tra le parole “giocare”, “scommettere”, “azzardare”, aiuta a comprendere un concetto molto importante: l’azzardo NON può essere considerato un passatempo, come una semplice partita a tennis. Nel momento in cui iniziamo a rischiare, quando le scommesse diventano continue, quando ciò che conta è puntare una somma per guadagnare… “giocare” non è più la parola giusta. Azzardare ha molteplici conseguenze negative ed è bene conoscerle per prevenire.

Fare attenzione al valore delle parole, tra l’altro, ci permette di migliorare come persone: utilizzare le parole giuste è la prima forma di rispetto che possiamo trasmettere agli altri, ma anche a noi stessi. Per esempio, perché indicare un giocatore compulsivo come “giocatore”, utilizzando addirittura un tono di voce spregiativo? Sarebbe come dire “drogato” o “alcolizzato” a un giovane con problemi di dipendenza. Perché di questo si tratta: l’azzardo, così come l’abuso di sostanze o alcolici, è un problema di dipendenza, è una malattia. Una persona ammalata va accolta, tutelata e curata.

Denigrare è da vigliacchi, è la via più semplice che utilizza chi non desidera capire ciò di cui si parla, né aiutare veramente. La compulsività è l’elemento che caratterizza il Gioco d’Azzardo Patologico (GAP): chi azzarda non controlla più il desiderio di scommettere (craving) e continua a investire sempre più tempo e denaro. Al danno economico si aggiunge, così, anche la perdita degli affetti, perché è la famiglia a sgretolarsi per prima. Riconoscere l’azzardo come malattia attribuisce la giusta importanza al problema e conferisce alle parole il giusto spessore, senza ingigantire né sminuire.


Privacy Policy - Cookie Policy