Gestire le incertezze: storie di gente comune
A cura di Movimento NoSlot | Del 20 Marzo 2020
TAG: Consigli Società
Essere capaci di gestire le incertezze è una dota innata o si può imparare? Entrambe le prospettive sono valide. Ci sono persone che hanno una grande capacità reattiva, che sono positive per natura, capaci di affrontare ogni problema con il sorriso. Altre, invece, hanno la tendenza a vedere tutto nero, si lasciano annientare dall’ansia e non riescono a reagire di fronte alle avversità. La buona notizia, però, è che quest’ultimo atteggiamento si può modificare. Tutti noi possiamo migliorare, diventare più resilienti.
In psicologia, la resilienza è un concetto che indica la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.
Sono persone resilienti quelle che, immerse in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e persino a raggiungere mete importanti.
Ciascuno, ovviamente, ha il proprio carattere e ogni situazione personale è diversa dall’altra. Tuttavia, crediamo che chiunque, in diversi modi e tempi, possa trovare dentro di sé le risorse necessarie per rialzarsi, il coraggio per andare avanti qualunque sia il tunnel da attraversare. Ecco alcune idee semplici, parole da cui lasciarsi ispirare. Piccole storie di gente comune.
Gestire le incertezze: alcuni esempi
Paola è una mamma single precaria. Collabora come illustratrice freelance per alcuni magazine, ma le entrate sono esigue e la sua bambina richiede molte attenzioni. Dai vestiti, ai materiali per la scuola, tutto ha un costo e, tra bollette e affitto, arrivare a fine mese è sempre molto complicato.
Un giorno ho deciso che avrei dovuto utilizzare la mia arte in modo più proficuo. Ho iniziato a organizzare corsi di disegno gratuiti, all’interno di uno spazio parrocchiale. Avevo bisogno di sentirmi utile e, soprattutto, di farmi conoscere. Le attività proposte sono piaciute così tanto che ho deciso di proporle come nuovo servizio professionale: adesso ho qualche entrata aggiuntiva e sono più serena.
Gigi è stato un giocatore d’azzardo fino a qualche anno fa. Aveva perso tutto alle slot machine. Anche la moglie l’aveva lasciato, esasperata dai debiti e dall’impossibilità di comunicare con lui. Fino a quando il figlio, di appena 16 anni, lo ha convinto a frequentare un centro d’ascolto.
Le parole di mio figlio mi hanno risvegliato da uno stato depressivo in cui ero caduto per motivi familiari. Non sono mai andato d’accordo con i miei fratelli. Abbiamo avuto forti discussioni sulla gestione dell’azienda di famiglia e così è iniziato un periodo di crisi interiore molto forte. Giocare d’azzardo mi dava l’impressione di allontanarmi dai problemi, invece li ho solo moltiplicati. Ho perso i miei risparmi, mia moglie non ha più avuto le forze per sopportare la situazione. Non mi importava più nulla. Poi ho capito che era necessario reagire. “Papà, stai gettando via la tua vita… e anche la mia.” Sono bastate queste parole a darmi la forza di rimettere insieme i pezzi. Oggi sono un testimonial che aiuta altre persone che lottano contro il GAP. Dico loro che è possibile gestire le incertezze e ricominciare.
Sara è una nonna molto moderna. Vive da sola, utilizza lo smartphone e anche il computer, prepara biscotti buonissimi, legge tanti libri. Ha capito che in questo periodo è molto importante rimanere in casa, per la salute di tutti.
Noi anziani ne abbiamo viste tante. Sappiamo gestire le incertezze piuttosto bene. La spesa mi arriva a casa e posso vedere i miei nipoti con le videochiamate. Ciascuno di noi deve fare la propria parte per contenere questo coronavirus. Io cerco di coltivare i miei interessi. Leggo, cucino, guardo la TV, curo le piante. Ogni tanto mi preoccupo per la mia salute e mi rattrista non poter giocare con i bambini, ma dobbiamo essere responsabili.