Il timore di essere invisibili agli altri

Movimento NoSlotA cura di Movimento NoSlot | Del 20 Settembre 2018

TAG:

Il timore di essere invisibili agli occhi degli altri è una sensazione comune, che colpisce soprattutto chi ha una grande sensibilità e deve affrontare un periodo difficile della propria vita. Come abbiamo raccontato più volte su questo blog, gli spazi dedicati alla socialità sono diminuiti drasticamente.

Tanti giovani trascorrono le loro giornate senza stimoli, nella più totale apatia, con gli occhi rivolti solo al proprio smartphone. Buona parte degli adulti, ugualmente, vive soltanto per lavorare, trascurando famiglia e interessi. E, anche loro, con gli occhi incollati al dispositivo di turno. Ci chiediamo sempre più spesso: che razza di società abbiamo costruito? Assente, distratta, aggressiva, tormentata?

Sì, alla fine tutto parte da qui. Da una specie di irrequietezza sotterranea, che spinge tutti noi a cercare chissà cosa senza raggiungere mai soddisfazione. I più equilibrati finiscono per iniziare mille attività diverse, senza concluderne alcuna, per sembrare impegnati, brillanti. I soggetti più deboli, invece, si avvicinano a situazioni più estreme, più rischiose, nella speranza di apparire più forti, disinvolti… visibili.


jude-beck-547271-unsplash

Photo by Jude Beck on Unsplash


Essere invisibili o sentirsi invisibili?

L’insicurezza, la presenza di problemi familiari, l’incapacità di creare relazioni costruttive, sono tutti elementi che favoriscono la convinzione di essere invisibili agli altri. “Non sono abbastanza bello/a”, “non sono abbastanza ricco/a”, “la mia vita è anonima, non faccio niente di speciale”, “il mio lavoro non è prestigioso”: pensieri ricorrenti di chi crede di valere poco. In realtà si tratta di semplici sensazioni, amplificate dalla fragilità, dalla continua ricerca di paragoni e, soprattutto, dalla scarsa compassione.

Sentirsi invisibili non significa esserlo. Se chi ci sta accanto comunicasse in modo più chiaro il proprio affetto, la propria stima, diminuirebbero tante paranoie. Scopriremmo di essere visibili, eccome.

Se i genitori fossero più amorevoli con i figli, se li ascoltassero di più, se valorizzassero la loro personalità e le attitudini, i rapporti sarebbero più distesi. Se il datore di lavoro fosse più comprensivo con i dipendenti, se li trattasse con umanità, ritroverebbe una manodopera più felice e produttiva.

Se le amministrazioni fossero più attente ai propri cittadini, al territorio, ai bisogni di chi è in difficoltà, si potrebbero evitare tante situazioni spiacevoli. Creare spazi ricreativi davvero funzionanti, in cui riscoprire la socialità, in cui trovare aiuto, servizi, iniziative per i ragazzi, per gli anziani, per gli ammalati, non dovrebbe essere un’utopia. Non dovrebbe essere una propaganda da utilizzare in periodo elettorale. Dovrebbe essere una missione, un obiettivo da raggiungere ovunque, senza se e senza ma.

Per il benessere individuale e collettivo. Perché siamo persone, non numeri.
E nessuno di noi dovrebbe mai sentirsi invisibile.


Privacy Policy - Cookie Policy