Comprendere il dolore altrui

Movimento NoSlotA cura di Movimento NoSlot | Del 14 Ottobre 2020

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La capacità di comprendere il dolore altrui può essere innata, ma è più facile che la si conquisti strada facendo. Sono le difficoltà della vita a mettere di fronte alla realtà. Finché tutto è semplice, infatti, si cerca sempre di non vedere ciò che non va, si tende a girare la testa dall’altra parte. Ciò accade, in particolar modo, quando un problema non ci riguarda direttamente. Nel momento in cui diventiamo protagonisti, per un qualsiasi motivo, prendere consapevolezza diventa indispensabile.

Un modo per “corazzarci” rispetto alle naturali avversità dell’esistenza, sarebbe quello di allenare il nostro pensiero critico e, soprattutto, la nostra sensibilità. Siamo convinti che tutti possono provare empatia, ma è necessario avere il coraggio di cambiare. Quando un amico attraversa un periodo duro, per cominciare, potremmo stargli vicino e aiutarlo ad aprirsi con noi, a sfogarsi, specie se non siamo abituati ad ascoltare e metterci nei panni dell’altra persona.


Photo by Eric Ward on Unsplash


Per comprendere il dolore altrui… leggi la storia di Alice

Se hai la fortuna di vivere una vita più o meno tranquilla, costellata solo dalle preoccupazioni classiche che ciascuno di noi affronta a casa o sul posto di lavoro, potresti avere delle resistenze quando si tratta di immedesimarsi in altre situazioni. Ciò accade anche quando il nostro giro di amici ci rispecchia. Esempio: se né tu né i tuoi amici avete dovuto affrontare malattie gravi in famiglia, è probabile che tu sia impreparato/a nel momento in cui una nuova conoscenza ti confidi di avere questo problema. Cosa vogliamo dire? È normale che la mancata esperienza diretta (o “di riflesso”) crei disagio nel trovare le parole giuste o il comportamento più adatto da assumere.

Un po’ come quando si cerca di spiegare una ricetta elaborata a chi sa cucinare a stento un piatto di spaghetti. Capirsi sarebbe arduo. Per essere più preparati alla prossima conversazione cosa faresti? Come minimo acquisteresti un manuale di cucina, per iniziare a familiarizzare con l’argomento. Ecco, in un certo senso, potresti fare lo stesso anche per comprendere il dolore altrui.

Potresti leggere dei libri che raccontano storie vere, storie di chi ha affrontato una difficoltà e ha deciso di aprire il suo cuore per condividere l’esperienza. La storia di Alice, per esempio.

Un’adolescente che, già dal prologo, ci invita a rispondere a diverse domande importanti:

Ma perché gli scalatori si buttano nei crepacci e i bambini si perdono nei boschi? È una bella domanda, e la risposta non è semplice. Dentro di noi è tutta una guerra, uno scontro tra cuore, ragione, rabbia, felicità e tristezza. Farla facile è da ottusi, il dolore merita, prima di tutto, rispetto. Mettiti la corda in vita, prima di giudicare, vieni a vedere cosa c’è in fondo al crepaccio. Prendi una torcia, entra nel bosco la sera. Fino a che siamo vivi, anche noi figli del bosco siamo esseri umani, abbiamo tutti nel cuore la stessa battaglia che ci consuma ogni giorno. (cit.)

– fonte: “Alice e le regole del bosco”, di S. Feder, Mondadori.


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