Combattere l’azzardo: figli che aiutano i genitori
A cura di Movimento NoSlot | Del 16 Giugno 2017
TAG: Azzardo Famiglia
Oggi vogliamo raccontarvi la storia di Ludovica, una ragazza che ci ha scritto per condividere la sua esperienza. Il padre ha iniziato a giocare d’azzardo diversi anni fa, creando tantissimi problemi alla sua famiglia, oltre che a se stesso. Senza rendersene conto, infatti, ha esaurito tutti i risparmi accumulati in tanti anni di lavoro e sacrifici, fino a lasciare anche i figli senza un euro.
Ludovica lavorava come commessa, mentre il fratello studiava all’università: oggi lei non ha più il suo lavoro e Matteo ha dovuto lasciare gli studi. Chissà quanti giovani si riconosceranno nella loro storia…
Photo by Annie Spratt on Unsplash
Quando ho scoperto che mio padre giocava d’azzardo non potevo crederci: l’ho visto con i miei occhi acquistare tantissimi Gratta e Vinci in una volta sola. Quel giorno credo che nemmeno lui avesse chiaro cosa stesse facendo, non gli importava neanche il fatto che io fossi lì con lui, che lo vedessi. Eravamo andati a pagare due bollette e siamo tornati a casa senza soldi. Ho iniziato a osservarlo, a seguirlo. Ne ho parlato con mio fratello e anche lui ha iniziato a tenere d’occhio papà, anche perché se avesse perseverato avremmo dovuto coinvolgere anche la mamma.
Lei non si era resa conto di nulla, a parte una crescente aggressività. Non poteva più chiedere “Che fai, esci? Dove vai?”, perché le risposte erano ogni volta peggiori: “Ma cosa vuoi?”, “Perché devi controllarmi?”, “Io faccio quello che mi pare”. In questi casi, la prima cosa che si pensa è che magari frequenti qualcuno, che abbia affari poco chiari, che sia stanco o che stia male. Male, sì. L’abbiamo pensato, ma non potevamo immaginare che la “malattia” da cui era stato colpito fosse proprio l’azzardo!
Abbiamo capito che la situazione era grave quando ha iniziato a chiedere soldi a me e Matteo. Io lavoravo come commessa part-time in un negozio di abbigliamento, guadagnavo poco più di 600 euro al mese. Mio fratello si era iscritto alla facoltà di Filosofia e stava per iscriversi al 3° anno, però aiutava alcuni studenti con delle ripetizioni private e qualcosa guadagnava anche lui. I nostri risparmi sono volati via. Tutti. Io ho perso il lavoro perché ho iniziato a essere sempre più nervosa e distratta, rispondevo male ai clienti, arrivavo in ritardo e, un giorno, ho anche fatto confusione con l’incasso. A quel punto mi hanno licenziata, ma io non ho avuto il coraggio di spiegare quale fosse il mio problema, anche perché sono certa che non avrebbero capito. Purtroppo sento cosa dice la gente in giro, sento come parlano dei giocatori patologici. Pensano tutti che sia colpa loro, non comprendono che l’azzardo fa ammalare, fa perdere il contatto con la realtà. Abbiamo fatto delle ricerche su internet e abbiamo scoperto l’esistenza di un centro d’ascolto a pochi Km dal nostro paese. Certo… abbiamo fatto una fatica enorme a convincere papà a lasciarsi aiutare.
Quando Matteo ha deciso di lasciare l’Università, perché si è reso conto di non poter più sostenere le spese, mio padre forse si è dispiaciuto e ha iniziato ad “ammorbidirsi”. Con un po’ di titubanza ha partecipato alla prima riunione. Io l’ho sempre accompagnato. Siamo entrati in contatto con tante altre brave persone che erano cadute in trappola come noi: giocatori e familiari. Abbiamo condiviso momenti di sconforto, ma anche di gioia. Oggi possiamo dire di aver risolto quasi totalmente il problema. Purtroppo abbiamo ancora problemi economici, io sto cercando un altro lavoro e anche mio fratello. Con la pensione di mamma non arriviamo alla fine del mese. Però sono felice, sono felice di vedere papà più sereno.
Ho voluto scrivere questa lettera perché ho iniziato a seguire il progetto Prevenzione NoSlot tempo fa e se l’avessi trovato prima mi sarei sentita meno sola. Fate un lavoro bellissimo, aiutate le persone. Io spero che la mia storia possa aiutare qualcuno, possa aiutare a capire che uscire dall’azzardo si può. E vorrei dire a chi non capisce il problema, che giudicare è roba da vigliacchi. Provate a comprendere, invece!
Ringraziamo di cuore Ludovica per averci scritto.
Abbiamo utilizzato un nome di fantasia, ma la sua storia è reale ed è una delle tante che ascoltiamo presso il nostro centro ascolto della Comunità Casa del Giovane di Pavia. >>> Hai bisogno di aiuto?